lunedì 30 settembre 2013

Il ritorno del caimano

Ci risiamo, l’Italia è il luogo in cui si cambia tutto per non cambiare niente, e la storia si ripete inesorabilmente; dopo le elezioni, terminate in un “pareggio”, il PD, che dalle elezioni era uscito di poco vincitore ne ha combinate di tutti i colori, e, alla fine, dopo l’ennesimo scandalo che ha portato Romano Prodi “tradito” dal suo stesso partito che aveva contribuito a fondare, le dimissioni di Bersani da segretari hanno portato Enrico Letta a formare un governo “di scopo” con i rivali del Pdl. 
Per un poco, questo governo ha tenuto, lo spread è sceso e la fiducia dell’Europa nei nostri confronti aumentata; non si era fatto però i conti con un uomo che da 20 anni monopolizza la politica di questo paese, mettendo i suoi interessi prima di quelli di tutti gli altri, Silvio Berlusconi. La domanda è questa, come è possibile?
Ripercorriamo brevemente la sua storia, nel 1994, dopo lo scandalo mani pulite, emerge questo imprenditore, che a suo dire, per il benessere del paese che ama, scende in campo, forte di una campagna elettorale all’epoca miliardaria; gli italiani ci credono e Silvio Berlusconi forma il suo primo governo. Aveva promesso praticamente tutto, abbassamento delle tasse, posti di lavoro, un Italia più giusta e sicura, ma il governo ha vita breve e termina nello stesso anno. Dopo una parentesi di governo del centro sinistra, e poi di un governo “tecnico” nel 2001 torna al governo con la casa della libertà, che comprende forza Italia e la lega nord, il partito che causò la caduta proprio del suo primo governo nel 94. Mossa decisiva per la vittoria, fu il famoso contratto con gli italiani, che Berlusconi firmò a Porta a Porta, nel quale si impegnava in caso di vittoria, cito testualmente, a realizzare ingenti sgravi fiscali, dimezzamento della disoccupazione, l’avviamento di centinaia di opere pubbliche, l’aumento delle pensioni minime e alla diminuzione del numero dei reati, impegnandosi inoltre a non ricandidarsi se non fosse riuscito a realizzare almeno 4 dei 5 punti del suo programma.
Il governo rimane per tutta la legislatura, poi, dopo un’altra parentesi di due anni del centro sinistra, Berlusconi rivince ancora le elezioni nel 2008.
Dal 2008 al 2011, il cavaliere rimane coinvolto, oltre agli ormai immancabili processi, a molte “gaffe”, di cui si ricordano, le corna durante la foto con i capi di stato europei, il cucù fatto alla Merkel, e il battibecco con l’attuale presidente della commissione europea Martin Shulz a cui diede del kapò; il massimo forse, e probabilmente uno dei momenti più tristi del nostro parlamento, è quando affermò che chiamò la questura di Milano per fare pressione al fine di liberare Ruby “rubacuori” perché pensava fosse la nipote del presidente egiziano Mubarak, cosa che “credettero” anche più di 300 parlamentari del Pdl.
Ma torniamo alla domanda fatta all’inizio, come è possibile tutto ciò? Le cause sono molteplici, da una sinistra incapace di creare una forte e credibile alternativa, allo strapotere mediatico del cavaliere, ma credo che la prima causa sia questa: noi.
Siamo noi italiani che l’abbiamo votato, noi che ancora pochi mesi fa gli abbiamo regalato quasi 9 milioni di voti. Credo che una parte del popolo italiano ha fiducia in Berlusconi perché purtroppo vorrebbe essere come lui; ricco, di successo, pieno di donne minorenni e non, che suggerisce a una casalinga di trovarsi un lavoro in nero per aumentare le sue entrate, quindi poco avvezzo alle tasse non come strumento di salasso, ma come giusto pagamento per avere dei servizi essenziali che adesso non abbiamo proprio a causa di tutte quelle persone che non le pagano, che si crede superiore alla legge. Quanti di noi di fronte a uno stipendio di venti mila euro, ne prenderebbe solo una piccola parte, rinunciando al resto? Quante volte sentiamo gente che chiede il cosiddetto “aiutino” ad altri, magari pagando o lasciando intendere che si è in debito con esso? Oppure, quante volte avete detto che non volevate la fattura, ma un bello sconto? Quanti scontrini vedete emettere nei negozi e nei bar?
Ecco, questo è il problema dell’Italia e il perché nel nostro paese esistono persone come Silvio Berlusconi; si è aiutato ed è stato aiutato dal fatto che ha contribuito, ma non solo lui, anche la sinistra su questo punto ha le sue colpe, alla distruzione della scuola pubblica, dalle elementari fino all’università; si sa, uno stato stupido è più facile da comandare, crede solo a quello che vede in tv, e come sappiamo è tutto molto manipolato e spesso censurato, non va a cercare la verità in quella stupenda invenzione che è internet, dove passa si tanta spazzatura, ma tutti possono dire la loro. Faccio solo due esempi per comprendere il quadro, avete mai visto un programma di cultura nelle reti mediaset? Da quando creò le tre reti del biscione, il cavaliere le ha invase di belle donne, programmi strappalacrime e trash, in cui quello che conta è apparire, e non certo avere competenze. Secondo esempio, il giorno del video messaggio di Berlusconi di pochi giorni fa, quanti hanno evitato di trasmetterlo come prima notizia e integralmente? Ve lo dico io, solo uno, quello di Mentana a La7.

In conclusione, italiani, vi prego, leggete, studiate, cerchiamo tutti di essere migliori, di rispettare il prossimo e le leggi, di pensare che avere delle olgettine non è una cosa bella, che la ricchezza si deve raggiungere onestamente; lo so, è molto difficile, ma se tutti ci proviamo, avremo risolto tutti i problemi del nostro bel paese, e personaggi come Berlusconi non esisteranno più....

mercoledì 5 giugno 2013

Inadeguatezza

Il mondo, durante la nostra storia, ci ha sempre messo di fronte a molte sfide, che il genere umano ha cercato di affrontare. Alcune ne ha vinte, altre ne ha perse e noi siamo frutto di questa eterna lotta.
Fin dalla nascita, dobbiamo vincere delle sfide, come camminare, parlare, contare. Non contenti, ne abbiamo aggiunte noi stessi molte altre, all’inizio dovevamo semplicemente trovare del cibo e un posto sicuro per sopravvivere, ora tra esami, partite sportive, test, amori, non possiamo giorno con il pensiero di una di esse.
Alcune persone sembrano avere una marcia in più, combattono meglio, sembrano invincibili, altre invece fanno tanta fatica, gli sembra per ogni cosa di stare a combattere con un terribile mostro, che li spaventa al solo pensiero; per loro, è stata creata una parola, più terribile di molte altre: inadeguatezza. Il vocabolario recita così: insufficienza o sproporzione rispetto agli scopi e alle esigenze richieste. Freddo, duro, deciso, ma questa parola in effetti racchiude tante cose, e tutte negative; vedete, le battaglie, le sfide, le si può vincere, oppure perdere, non è poi così importante; beh, direte voi, a volte questo fa la differenza fra un vincente e un perdente, tra un uomo di successo e un succube, ma la cosa più terribile è pensare di non essere addirittura all’altezza della sfida; è disarmante, ti lascia senza fiato, non riesci a metabolizzare la cosa; il fondo si tocca quando non si è altezza di una sfida che coinvolge una seconda persona, come nei rapporti sentimentali, perché oltre a deludere te stesso, deludi anche una persona a cui vuoi bene, e poi vorresti fare tante cose, urlare, ma rimani fermo, immobile.
Che fare allora? Si può essere più preparati? Sono domande difficili, la risposta non è scontata; forse la vita e le sfide le affronta meglio chi se ne frega delle domande, chi si fa meno problemi, che agisce e basta. Il consiglio è sempre lo stesso, affrontate le vostre paure, cercati di non farvi abbattere da esse, abbiate fiducia di avere nella vostra anima la forza per vincere.

Avete deluso la persona amata? Siate sinceri e chiedete scusa, e sperate....

martedì 23 aprile 2013

Lettera dal futuro


Cara lettrice, o caro lettore...

Se stai leggendo questa lettera di me ormai non sarà rimasto nulla, solo polvere, così come il nostro mondo. Ti lascio queste parole in modo che, qualunque cosa tu sia, e con te la tua razza, non commettiate gli errori che abbiamo commesso noi, che ci hanno portato alla rovina.
Eravamo una razza pacifica, gentile, ci piaceva la scienza, la cultura, le arti. Nel corso della nostra storia, incrementammo le nostre conoscenze, le nostre tecnologie, sperando di colmare quel vuoto, quella paura della solitudine che spesso ci attanagliava. In un certo periodo della nostra storia, cominciammo a costruire aerei e navi, per portarci in ogni punto del nostro pianeta in pochissimo tempo. Le distanze si accorciavano, eravamo tutti più vicini, meno soli, o almeno era questo che pensammo al tempo...
Dopo non molto, arrivò la prima invenzione che sancì la nostra distruzione, non che ovviamente ce ne accorgemmo all’epoca, e non fu tanto neanche per colpa di essa, ma come al solito per colpa nostra e nel modo in cui la utilizzammo; la chiamammo internet, era un modo per rimanere in contatto con persone distanti migliaia di chilometri in pochi secondi, di scambiarci opinioni, notizie, tutto in tempo reale. Non serviva quasi più viaggiare, una persona poteva accendere il computer e avere tutto il mondo a portata di mano, sembrò una rivoluzione meravigliosa.
Noi però, fummo talmente presi che non ci accorgemmo che il tempo che ci passavamo lo stavamo sottraendo alle persone, al suono della voce, a quello del mare, al contatto con la natura, con le lacrime, insomma al contatto con il mondo. Tutti erano in conessione con tutti, eppure eravamo più soli, più tristi.
Dei pericoli riguardanti al tempo che passavamo su internet non ce ne curammo, solo qualche persone lanciò un grido di allarme, che passò totalmente inosservato; eravamo concentri su altri problemi, quello delle risorse, dell’energia, dell’inquinamento, che eravamo certi ci avrebbero portato sull’orlo del baratro, e sarebbe stato così probabilmente, se non fummo responsabili di una ben più infausto fato.
Non solo ogni anno che passava passavamo sempre più tempo su internet, ma cominciammo anche a usarlo sui nostri telefoni, fiumi di persone che passeggiano a pochi passi di distanza e che neanche si rendevano conto della presenza dell’altro perché stavano guardando lo schermo del cellulare, ci eravamo trasformati in zombie, tutto per non essere soli...
Ma anche questo non era più sufficiente, nell’anno che sancì la nostra definitiva scomparsa, quel famoso 2100, ci spingemmo oltre; inventammo il trasferimento di coscienza, che come dice il nome, ci permise di trasferire la nostra coscienza all’interno di internet, della rete. Sembrava il paradiso, non solo avevi una conoscenza che non ti saresti mai sognato, ma potevi avere l’aspetto che volevi, vivere nel mondo che volevi, eri un Dio insomma. Inoltre, quando eri connesso le tue funzioni vitali erano al minimo, e quindi necessitavi di meno cibo, energia, e i governi, alla disperata ricerca di un metodo per diminuire i bisogni della gente, ci invogliarono a passare sempre più tempo all’interno di essa. Sembrava la soluzione a tutti i problemi, invece fu la fine; sempre più gente non voleva più uscire dalla rete, i governi cominciarono a promulgare leggi che permettevano di vivere anche solo all’interno. Le città si spopolarono, nessuno coltivava più, si scambiava baci, comunicava di persona. Un gruppo di noi, me compresa, qualche migliaia in tutto il mondo, cercò di cambiare, di opporsi, di far capire cosa stava realmente succedendo. Ma si sa, le persone diverse sono sempre state emarginate e temute, e fu così anche per noi, con l’ultima guerra, milioni di persone uscirono per l’ultima volta dalla rete per ucciderci tutti, e per poi tornare al loro mondo. 
Del mio gruppo sono rimasta solo io, ora sono vecchia, e sto vedendo l’energia che tiene in vita le persone attaccate alla rete andare via via sparendo, visto che nessuno fa più manutenzione, e quindi sono testimone della fine della mia gente.
Le sole cose che mi consolano, sono questa lettera, e la certezza che quando arriverà il mio momento, potrò vedere e toccare le mie lacrime....

venerdì 12 aprile 2013

Maschere


Uno, nessuno e centomila.
Come sapete questo è il titolo di uno dei più famosi romanzi di Pirandello, ma è anche un grande metafora di vita. L’uomo, alla disperata ricerca di se stesso, non si accorge, o forse fa finta di non accorgersi, della sua natura molteplice, a seconda delle persone e delle situazioni. Ogni momento passiamo da seri a spiritosi, da gelosi a traditori; questo è sempre successo, e il romanzo di Pirandello ne offre una immagine nitida. Non ci possiamo fare niente, è la natura umana, che ci spinge a fare delle cose di cui a volte non ci accorgiamo. Perché si fa questo? Come spesso accade, la motivazione è quella di essere felici; lo facciamo perché non vogliamo soffrire, per paura di perdere le persone a cui si tiene se scoprono i nostri sentimenti, le nostre paure, per cercare di apparire migliori di quello che si è. Che cosa brutta questa, dovremo fare tutto il contrario, essere sempre noi stessi, fregarsene dei commenti della gente, non aver paura di mostrare le nostre paure; ci dobbiamo accettare per quello che siamo, e non per quello che vorremmo essere. Lo so, è dura, spesso ci odiamo per come siamo, per come si affrontano determinate situazioni, per come non si fanno i gesti che dentro di noi vorremmo fare, per le parole non dette alle persone amate, ma occorre partire dall’accettazione del nostro essere per cercare poi di migliorarlo; inoltre, ci dobbiamo circondare di persone che ci accettano per come siamo, con cui possiamo sfogarci, magari persone ben disposte a porci una spalla su cui piangere. Non so se arriverà mai, ma il giorno in cui le persone faranno pace con loro stesse, beh quel giorno avremo cambiato il mondo...

martedì 26 marzo 2013

Il consiglio del Re



Affacciandosi dal balcone della sua stanza, capì che aveva ottenuto tutto quello che aveva sempre sognato; la sua amata che ora era diventata sua moglie, la fine del suo vagabondare, la pace duramente conquistata, e il suo vero valore finalmente sotto gli occhi di tutti. Ora, quella corona, simbolo del suo potere e del suo lignaggio, agognata e temuta per tanto tempo, era appoggiata su una sedia, pronta per essere nuovamente indossata dal nuovo re, che dopo innumerevoli anni Gondor riabbracciava.
Sarebbe stato un giorno importante quello, per Aragorn figlio di Arathorn, era infatti il primo giorno dopo l’incoronazione, avvenuta nella grande piazza in cima a Minas Tirith, il primo giorno senza i suoi amici Hobbit, che erano ripartiti per la loro terra. Di tutte le cose che aveva vissuto negli ultimi tempi, l’incontro con quegli esseri era quello che più aveva condizionato il corso degli eventi. Piccoli uomini, ma con un coraggio superiore anche al più forte e potente re dei Numenoreani, avevano portato la pace nella Terra di Mezzo, una pace che adesso stava a lui difendere.
Anche se era il primo giorno dalla sua incoronazione, sarebbe stato un giorno pieno di decisioni da prendere; era arrivato infatti il momento di decidere di cose fare di tutti gli sconfitti della grande battaglia combattuta contro il nemico Sauron, e le scelte che avrebbe dovuto compiere oggi avrebbero dato un segnale sulla tempra del nuovo re.
“Come mai sveglio così presto? Stai riflettendo su come agire oggi?” Disse Arwen, la nuova regina di Gondor. “Stella del Vespro, mia amata, mia moglie, tante decisioni difficili dovrò prendere oggi, e devo ammettere che sono turbato, non vorrei cominciare il mio regno nel modo sbagliato”, rispose Aragorn “segui il tuo cuore, trova le risposte dentro di te, nel tuo sangue scorre quello degli antichi re, e le tue gesta ti precedono, in pochi sono tornati sani e salvi dallo scontro con Sauron, e ricorda, io sarò sempre con te, in qualunque tua decisione”. Le parole e la voce di Arwen avevano sempre avuto per Aragorn il potere di cancellare i dubbi e le preoccupazioni, e fu così anche il quel momento, ora più tranquillo si sdraiò vicino a lei e si addormentò.
Erano appena passati pochi attimi dal secondo rintocco della campana che sanciva l’ora del consiglio del re, quando le grandi porte della sala del trono si aprirono. Il re e la regina, mano della mano, varcarono le porte, bellissimi e potentissimi nei loro abiti elfici, con incisi il simbolo dell’albero bianco di Gondor, donati dal grande Elrond di Gran Burrone; una volta seduto, il re parlò alla folla “miei sudditi, sono giunto alle seguenti decisioni; voglio che il mio primo atto ufficiale come re di Gondor sia un atto di vita, di pace, e non di morte; quindi ho deciso le seguenti cose; tutti quelli che hanno combattuto contro di noi avranno salva la vita, e saranno condotti ai lavori forzati per un periodo da decidere in base ai loro crimini; ci aiuteranno a ricostruire quanto distrutto, attentamente sorvegliati; in caso di atti criminali però, scatterà la loro condanna a morte immediata, se invece si mostreranno pentiti, una volta finito il loro periodo di detenzione, saranno liberi, liberi di vivere come meglio riterranno.
Decreto anche due giorni di festività, due giorni che saranno il simbolo della gioia per la vittoria contro il nostro più grande nemico, ma anche del ricordo per quanto abbiamo perso. Infatti, abbiamo si vinto una grande battaglia, che ci porterà un lungo periodo di pace, ma come ogni grande battaglia lo abbiamo fatto perdendo molto; vite, amici, persone amate. Da oggi, comincia l’era degli uomini, saremo noi gli artefici del nostro destino, e su di noi da adesso in poi peserà il destino della Terra di Mezzo”.
La sua voce era forte e carica di potere; alla fine del suo discorso, ci fu qualche secondo di silenzio assoluto, poi scattò, incontrollato, un grandissimo applauso, accompagnato da grida di giubilò per quel re, che tanti avevano sognato, un re che avrebbe portato finalmente la giustizia nel mondo, un re dalle mani di guaritore, come voleva la profezia, il re della rinascita, Aragorn figlio di Arathorn...

martedì 19 marzo 2013

Esistenza


Non so a voi, ma a me capita spesso, quando sono solo, di pensare a tantissime cose; succede anche quando sono in compagnia di altre persone, ma nel momento che sono solo con me stesso, questo fatto si amplifica esponenzialmente. I pensieri sono i più disparati, dalla bella ragazza incontrata in treno, al pesante numero di pagine da studiare il giorno successivo. Alcuni pensieri sono legati alla giornata vissuta, altri si ripetono con costanza. Sono felice? Sto facendo qualcosa che mi permetta di sentirmi realizzato? Ecco, questo credo sia il tema fondamentale della vita. Lo aveva capito anche uno degli uomini più influenti e visionari dei nostri tempi, Steve Jobs. In un famoso discorso all’università di Stanford, davanti a centinaia di studenti appena laureati, disse questo “ogni mattina mi guardo allo specchio e mi domando, se questo fosse l’ultimo giorno della mia vita, sarei contento di quello che sto facendo? E quando la risposta è no per troppi giorni, capisco che c’é qualcosa che non va”.
Quando sentii queste parole per la prima ne rimasi molto colpito; penso che il tutto si possa racchiudere in una frase ancora più breve, ovvero la differenza tra vivere ed esistere.
Un uomo che semplicemente esiste è un uomo che si ripete va tutto bene, sono felice, ho tutto quello che ho sempre sognato, magari ha anche un bel lavoro, degli amici, ma che nel profondo del suo cuore sa che gli manca qualcosa, sa che quello che sta facendo non è quello che dovrebbe fare; sono convinto anche io che, nel momento che si trova la vera ragione del vivere, ce se ne renda conto, perché finalmente non avremo più quel vuoto dentro di noi.
Ho sempre detto di non voler insegnare niente a nessuno, vi offro solo un consiglio, un consiglio difficile da seguire, anche per il sottoscritto. Non vi accontentate, continuate a cercare la felicità, non fatevi abbattere dal mondo che cercherà in tutti i modi di farvi arrendere, a volte dovrete combattere, fatelo. Provate, e se sbaglierete, cercate di trovare la forza per rialzarvi e continuare nella vostra ricerca; non vi fate condizionare dagli altri, la felicità degli altri non è la vostra felicità; sento spesso dire, ma come fa a essere felice quello, non ha una famiglia, non sarà ora che diventi più serio? Sono cavolate, quello che può andare bene per delle persone, per altre può essere solo un problema, è la vostra vita, non quella degli altri.
Nella vita non ci si può guardare avanti, bisogna vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo; ci possiamo solo guardare indietro, e se veramente avremmo fatto sempre quello che volevamo fare, capirete di aver vinto la battaglia più grande, quella contro il mondo...

domenica 17 marzo 2013

5 Stelle


L’ Italia come sappiamo, vive un momento molto difficile. Disoccupazione ai massimi, soprattutto quella giovanile, debito pubblico che ha sfondato la quota di duemila miliardi, persone che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese. 
Poco tempo fa, ci sono state le elezioni, che hanno presentato un paese spaccato. L’unico che può giustamente definirsi il vincitore è senza dubbio il movimento 5 stelle, capitanato, se così si può dire, da Grillo e Casaleggio. Nato dal bisogno di rivolta contro i partiti e la loro “casta”, si è sempre caratterizzato per il loro non statuto, per il non essere un partito e per la battaglia contro il finanziamento pubblico ai partiti. Oltre a questo, il movimento presenta un programma con molti punti condivisibili da tutti, anzi, che definirei necessari per il paese, oltre al già citato finanziamento pubblico ai partiti, anche alla riduzione del numero dei parlamentari, la riduzione dell’imposta fiscale per cittadini e aziende, snellimento dell’apparato statale. Nato grazie alla popolarità di Grillo, è andato piano piano  a diventare sempre più grande, sfruttando internet e i social network, soprattutto twitter, per poi attuare una campagna elettorale nelle piazze, a fianco dei cittadini, che lo hanno premiato.
Io comprendo perché molti italiani hanno votato per Grillo; hanno visto in lui l’ultima chance per cambiare, per vedere finalmente realizzate quelle riforme che il paese aspetta da anni, quelle che Berlusconi per 18 anni ha promesso, e che poi non ha mai realizzato, andando invece a pensare più a stesso che al cittadino, e andando a distruggere lo stato sociale e imprenditoriale dell’Italia, in aggiunta al quel poco credito che avevamo all’estero.
Se anche prima del voto, alcune scelte di linguaggio e di gestione di alcune dinamiche interne da parte di Grillo e Casaleggio mi avevano fatto suonare un allarme, quello che sta accadendo dopo il voto mi lascio molto perplesso e preoccupato.
In primo luogo ci sono state le vicende di due parlamentari del movimento, le cui colpe non possono essere attribuite ai due leader ma che ci fa capire come, anche con il loro metodo, non c’é la certezza che all’interno di un partito persone non qualificate o che mentono riescano ad entrare. Sto parlando in primo luogo di Paolo Bernini, che intervistato a Ballarò ha affermato che in America stanno mettendo dei chip all’interno del corpo umano per controllarci, ha parlato poi di massoneria e altro, sembrando più Giacobbo che presenta Voyager che un eletto al parlamento della repubblica italiana.
Ben più grave è il caso di Marta Grande, anch’essa neo eletta nelle file dei 5 stelle, a soli 25 e fatta passare da Grillo come uno dei simboli del cambiamento, per le sue competenze ed età. Peccato che le cose non stavano proprio così; se infatti fino a qualche giorno fa avessimo letto il suo curriculum, la deputata annoverava una laurea e due master, conseguiti in Alabama e Cina. Si sa, le bugie hanno le gambe corte, e ci è voluto poco per capire come stavano le cose; non solo i due master erano palesemente inventati, addirittura uno era in realtà un corso durato solo 62 ore, ma Marta non è ancora laureata! Che sia un amica di Giannino? Chissà..
Passiamo a ieri. Come sapete si dovevano eleggere i presidenti di camera e senato. Dopo molte discussioni, al senato si va verso un ballottaggio, tra Schifani, Pdl, accusato di concorse esterno in associazione mafiosa, e Piero Grasso, PD, ex procuratore nazionale anti mafia. Il movimento 5 stelle decide all’unanimità, almeno a detta di Vito Crimi, il portavoce al senato, ricostruzione smentita da molti senatori che invece dicono viene data la libertà di coscienza, di continuare con la loro strategia, ovvero quella di votare scheda bianca o nulla. Alcuni però, per non rischiare di fare eleggere Schifani, vanno contro tale decisione e votano per Grasso, che così diventa il nuovo presidente del senato. Non sappiamo per l’esattezza quanti, ma possiamo dire un numero che si aggira tra i 5 e i dieci senatori.
Grillo, nella tarda serata dal suo blog si scaglia con i dissidenti, parlando di tradimento e facendo aleggiare lo spettro delle dimissioni. Sono rimasto molto sorpreso, votare per un ex procuratore anti mafia invece di uno in odore di mafia è tradire il movimento? Vuol dire allearsi con il PD? Secondo me la risposta ad entrambe le domande è no.
Inoltre, è questa la democrazia tanto spopolata ai quattro venti? Appena una decina di senatori va contro una decisione quanto meno strana li si caccia? Non si doveva votare caso per caso ogni cosa, valutando se fosse giusta o meno?
Se questo non bastasse, il commento più votato in risposta al post del comico, chiaramente in forte contrapposizione con esso, viene misteriosamente cancellato.
Caro Grillo, non diventare quello che tanto dici di combattere, un dittatore, dai libertà alla tua gente di esprimere il loro parere di confrontarsi e di cambiare finalmente questo paese e non censurare quelli che non la pensano come te. 
E’ vero, il PD ha commesso molti sbagli in questi anni, ha aiutato Berlusconi a rimanere dove è adesso, si è diviso, ha avuto membri che hanno rubato, e molto altro.
Ma su 6-7 riforme, basilari per il paese, che anche il tuo movimento vuole fare, perché non si può trovare un accordo? Vogliamo rimare così solo per uno stupido blocco ideologico?
Abbiamo un occasione unica per cambiare finalmente il paese, facciamolo..

martedì 12 marzo 2013

Domande


“E’ TORNATO!!!!!!!”. Il titolo della gazzetta del profeta era semplice quanto drammatico, con l’aggiunta di una foto in cui si vedeva il cratere formatosi dal fulmine che aveva colpito la strada. Era uno dei tanti privilegi che il capo dell’ufficio Auror aveva, quello di leggere il giornale la sera prima della pubblicazione; stava incominciando a leggere l’articolo quando uno dei ritratti alle pareti emise un colpetto di tosse, Harry si voltò, “il ministro della magia richiede la sua visita immediata signore”. Si alzò dalla poltrona, prese un po di polvere volante e si avvicinò al camino, accese e il fuoco magico e pronunciò “ufficio del ministro” ad alta voce. Si ritrovò in un luogo conosciuto; come capo dell’ufficio Auror infatti, era spesso in contatto con il ministro e il suo staff. Rispetto a quando lui era un ragazzo i tempi erano cambiati, in meglio. Adesso il ministero non copriva più le notizie scomode, non era in contatto con personaggi di dubbia fama e i posti venivano assegnati in base al merito. Lui, insieme ai suoi amici, aveva lavorato duramente per far si che la giustizia regnasse finalmente in quel posto, e dopo tanti anni poteva constatare che aveva raggiunto un’altro importante obiettivo. 
Uscendo dal camino, ci si trovava in mezzo a un lungo corridoio, da una parte c’era un ascensore, che veniva utilizzato da tutte le altre persone che non avevano il privilegio di arrivare in quel posto tramite polvere volante, e dall’altra, dopo una scrivania, c’era una porta nera, liscia, a Harry ricordava ogni volta quella dell’ufficio misteri; alle pareti, ritratti di personaggi famosi intenti nelle loro imprese, Silente contro Grindelwald, lui stesso contro Voldermort, era riuscito anche a far mettere Dobby che combatteva per salvargli la vita, di lui non si sarebbe mai dimenticato, del contributo unico che aveva rivestito per il mondo magico, e soprattutto della bontà che possedeva, quando in quel periodo nessuno pensava che un elfo domestico potesse avere dei sentimenti.. Si diresse velocemente verso la scrivania, “Signore buonasera, prego, il ministro la sta aspettando” disse la segretaria. Harry bussò ed entrò, l’ufficio del ministro era molto spazioso, a destra un enorme camino acceso, a sinistra un mappamondo sospeso a mezz’aria con  dei puntini rossi sparsi, che sapeva si riferivano a fatti, persone o eventi di particolare rilevanza per il mondo magico, al centro poi, una bella scrivania in legno. Sorrise al ministro, un’altro amico, forse qualcosa di più..
“Ministro” disse, molto serio, “Harry, quante volte ti ho detto di chiamarmi per nome? Sei sempre stato come un figlio per me!”, disse il ministro, leggermente risentito, “ti stavo solo prendendo in giro Arthur, anche in questi momenti tragici, bisogna sempre cercare di essere positivi”, “Si, hai ragione, perdonami, ma questa notizia è veramente terribile, aggravata dal fatto che arriva completamente inaspettata, l’ufficio mi dice che ci sono arrivate già migliaia di lettere di persone terrorizzate, e non accennano a diminuire, inoltre ho letto la copia del profeta di domani, si creerà il panico più totale”, “lo so, la stavo leggendo anche io, però credo che la gente abbia il diritto di sapere, abbiamo sempre combattuto per questo”, “lo so lo so, infatti non mi sono opposto, questa sera darò una conferenza stampa, preferisco che sia io ad avvertirli per primo”, “ottima idea, di la verità, non tralasciare niente, ma cerca di trasmettere fiducia, come hai sempre fatto”, Arthur sorrise per un momento, ma la gravità degli eventi non gli permise di farlo per molto “allora, cosa ne pensi, hai delle novità da comunicarmi?”, “non molte, ho messo tutto l’ufficio in allerta, ho sospeso le indagini per tutti i casi meno rilevanti,  così ho creato una task-force di oltre cento persone dedicata unicamente a questo caso, e mi sono messo in contatto con gli altri uffici, se avranno segnalazioni le invieranno direttamente a me”, “molto bene, almeno saremo pronti” disse Arthur Weasley “lo saremo”, disse Harry con forza, “adesso siamo molto più organizzati di trent’anni fa, e posso garantire per tutti gli auror sotto il mio comando, sono persone oneste; il problema è, come hai giustamente detto tu, che questa notizia ci giunge totalmente inaspettata, le cose da capire sono due: come abbia fatto, e se ha avuto uno o più aiuti esterni. Per rispondere alla prima domanda ho messo al lavoro i migliori auror specializzati in incantesimi oscuri, e chiederò anche a Hermione di unirsi a loro, può sempre conoscere qualcosa che è sfuggito agli altri, lo sai come è fatta; ho anche chiesto al ritratto di Silente se aveva mai sentito di una cosa del genere, e mi ha risposto di no, tutto molto strano e inquietante..” “sei andato a Hogwarts? Come mai?” domandò con un’espressione sorpresa il ministro, “c’era una cosa che dovevo fare, preferisco però che la conosca meno gente possibile, se non ti dispiace” rispose Harry con un tono che non ammetteva repliche, “d’accordo, mi fiderò, come sempre; passando alla seconda tua domanda, pensi che qualcuno lo abbia aiutato?” “sappiamo che Voldermort è sempre stato capace di trovare numerosi seguaci, ma dopo trent’anni e soprattutto dopo la battaglia combattuta ne sono rimasti veramente pochi, che non siano morti o in galera, stiamo controllando”, disse Harry, “benissimo, voglio essere informato anche alla minima novità” concluse Arthur ,“certamente, appena avrò qualcosa te la comunicherò, ci vediamo”, si strinsero affettuosamente la mano.
Harry uscì dalla stanza, ripensando al fatto di essere pronti per una nuova guerra che si stava materializzando all’orizzonte. Lo erano, soprattutto lo era lui stesso; quando era ragazzo, aveva combattuto una guerra pensando sempre che sarebbe morto, d’altronde lui, un ragazzo appena maggiorenne che neanche aveva terminato la sua istruzione scolastica, doveva combattere contro il più potente mago oscuro della storia, normale pensare al peggio; era rimasto nell’ombra, agendo solo il minimo indispensabile, lasciando che Voldermort uccidesse e distruggesse a suo piacimento. Ma oggi no, non l’avrebbe più permesso, stavolta sarebbe stato lui il cacciatore, l’avrebbe braccato prima che potesse distruggere di nuovo il suo mondo; se lo era ripromesso il giorno del loro ultimo, almeno lo pensava a quei tempi, scontro, nessuno sarebbe più morto per difenderlo, adesso era lui che avrebbe difeso gli altri....
                                                                                                                            Continua

martedì 5 marzo 2013

Vuoto


Una parete bianca...
Sta aspettando, aspettando che qualcuno la colori, che faccia scorrere un pennello, o che lanci della vernice su essa, per dargli un senso, un motivo, una ragione.
Noi siamo così, come quella parete, nasciamo bianchi, immacolati, e dal quel momento ogni giorno ne dipingiamo una piccola parte. La vita non è bianca e nera, anzi, assume tutte le tonalità di grigio, i gialli, i rossi, pareti ogni volta diverse, come ognuno di noi è diverso dall’altro, per quanto molti si sforzino ad assomigliare a qualcuno, chissà perché poi...
Molte pareti se viste da lontano hanno una forma ben definita, riflettono persone che hanno costruito qualcosa, altre invece sono come i quadri di Picasso, non ben definite, altre ancora mancano di un significato, una via che ancora non hanno trovato.
Ogni disegno fatto, ogni linea, ogni tratto rimane indelebilmente, per quanto a volte cerchiamo di cancellarla, ma non ci è concesso, non possiamo cambiare parete. L’unica cosa che ci è concessa è la possibilità di dipingere altre pareti, non nostre, a volte con un piccolo punto quasi invisibile, a volte come uno splendida immagine di un sole che sorge, altre come uno squarcio immenso al cui interno possiamo vedere solo l’oscurità; ovviamente, anche la nostra viene colorata a nostra insaputa, con gli stessi risultati.
La parete non sa cosa diventerà, non conosce chi o con cosa verrà dipinta, non sa se sarà bella quando nota le prime crepe della vecchiaia; arriverà poi un giorno, inesorabile, per alcune pareti previsto da tempo, per altre terribilmente sorprendente, in cui dovranno farsi da parte, in cui verranno demolite, perché non possono stare lì per sempre, altre pareti, più giovani, più forti aspettano il loro spazio e il loro momento per essere dipinte...

Oggi il mio momento scrittura è cominciato così, bianco, vuoto; non solo per il bianco di un foglio che dovevo riempire, ma anche per le idee, spesso si vorrebbero dire molte cose, ma alla fine nel momento di farlo si rimane senza parole, un silenzio carico di significato, ma anche di paura, rabbia. E’ arrivata poi questa metafora della vita sotto forma di parete, che ho trovato molto calzante nel mondo di oggi, chissà se vi è piaciuta.
Vorrei terminare con una riflessione sul finale, che come avete capito riguarda la morte.
Tutti ne abbiamo paura, anzi, le persone che lo negano sono forse quelle che la temono di più. Essa ci fa paura per varie ragioni; è inevitabile, tutti prima o poi ne dovremo fare la sua conoscenza, ma nello stesso tempo è ignota, non sappiamo se soffriremo, cosa proveremo, cosa diventeremo, soprattutto, SE diventeremo qualcosa; qualcuno ha il sollievo della religione che lo supporta, altri neanche quello.
Per quanto ne possiamo avere paura, non possiamo però negare l’utilità della morte. Essa elimina il vecchio per dare spazio al nuovo, se non ci fosse non ci sarebbe neanche la vita a questo punto, e vivremo per sempre, il sogno di molti; si, forse una vita che dura cento, duecento anni non sarebbe male, ma poi? La storia si ripete, siete sicuri che vorreste farlo per sempre?
Infine, come spesso dico riflettiamo, pensiamo. Credo che se riflettessimo veramente su tutti questi significati della morte, apprezzeremmo molto di più la vita...

martedì 26 febbraio 2013

Preparativi


Casa. Ogni volta che lo vedeva, era sempre la prima parola che gli veniva in mente, una delle tante cose che aveva in comune con il suo peggior nemico; per lui, che aveva passato un infanzia che definire difficile era dire poco, quel castello aveva sempre fornito un riparo, gli aveva permesso di trovare degli amici, di entrare veramente per la prima volta nel mondo che gli apparteneva, quello in cui era destinato a vivere.
Le sue stranezze, i suoi pericoli, erano sempre stati per Harry qualcosa con cui convivere, capiva infatti che senza di esse non sarebbe stato il castello di Hogwarts. 
Si era lasciato trasportare dalle emozioni, capitava spesso in quei luoghi, ma adesso sentì l’urgenza del momento, quel viaggio non era certo di piacere, doveva fare qualcosa che non avrebbe mai pensato di dover fare.
Vide dall’altro lato del cancello che arrivava qualcuno, non ci mise molto a capire che era il preside, non poté fare a meno di sorridere, quanta strada aveva fatto...
“Il capo dell’ufficio Auror, non sono abituato a ricevere visite così importanti”, scherzò, “a cosa devo questo assai tardo piacere?” Harry sorrise suo malgrado, le stesse parole di un altro grande preside..
“Neville, per quanto sai quanto mi piaccia tornare nella mia vecchia scuola e venire a trovare un caro amico, le circostanze della mia visita non possono essere più serie, conviene parlarne dentro”. L’amico notò la gravità e l’urgenza delle parole di Harry, ma c’era qualcos’altro nel suo sguardo, sembrava avesse perso la gioia, come se la felicità in questo momento stava lottando contro qualcosa di oscuro, di antico.
Arrivarono velocemente nell’ufficio del preside, che non era cambiato in tutti questi anni. I ritratti degli ex presidi erano sempre appesi alle pareti, e quando videro Harry molto lo guardarono con aria interrogativa, altri lo salutarono con calore. Uno di questi fu quello in cui lo sguardo di Harry cadde con maggiore insistenza, Albus Silente. Anche da semplice ritratto, il suo vecchio preside notò con piacere aveva sempre la capacità di scrutarlo come nessun altro occhio era mai riuscito a fare.
“Neville, presidi, e lei professore” disse “Harry ti prego, dopo tutti questi anni e dopo tutto quello che hai fatto per me e per il mondo, penso ti sia guadagnato il diritto di chiamarmi Albus”, “va bene Albus, sono venuto qui per annunciarvi una brutta notizia. Fonti molto attendibili ci hanno informato che oggi, nel pomeriggio, dopo uno strano fenomeno, Voldemort sia tornato, risorto in qualche modo”. I presidi lanciarono dei sguardi molto preoccupati, e lo stesso Silente che fino a quel momento aveva un sorriso paterno stampato in faccia, si fece molto serio.
“Ma Harry”, disse Neville “è impossibile, l’abbiamo sconfitto 30 anni fa, come è possibile?”
“Non ne ho la minima idea, ho avuto questa stessa discussione con Hermione, ma è stato Ron uno dei testimoni della vicenda, e quindi possiamo affermare con sicurezza che sa quello che ha visto”.
Silenzio. Dopo certe notizie, forse si ha bisogno di stare soli con se stessi, per cercare un modo per assimilarle, ma Harry ormai era abituato, ed era venuto per un compito specifico..
“Albus, tu sei stato senza dubbio il mago più potente della storia, conosci qualche sorta di incantesimo capace di fare una cosa del genere?” “Come sempre mi lusinghi Harry, dimentichi degli errori che ho commesso nella mia vita e della saggezza che avete dimostrato tu, Hermione, Ron, Neville, e tutti gli altri. Se vuoi comunque un mio parere, non conosco nessun mago che sia scampato alla morte, quello che hai narrato in questo momento è un evento nefasto a cui non so dare spiegazione”.
Per Harry fu un brutto colpo, anche se in parte se l’aspettava; neanche lui, che aveva continuato il suo addestramento come Auror fino ad arrivare ad esserne il capo, non aveva mai sentito di un incantesimo capace di riportare una persona in vita, forse l’unica eccezione era stata la pietra della resurrezione, ma quella riportava indietro solo un ombra, un eco..
“Quello che invece mi sto chiedendo Harry”, disse Silente “è perché tu sia venuto sino a qui, senza dubbio non è soltanto per chiedere il mio parere o per avvisare il preside di Hogwarts”. “immagino abbia capito perché sono qui, sono venuto per chiedere il tuo permesso ad aprire la tua tomba e prendere la bacchetta di sambuco”. Altri sguardi scioccati partirono da tutte le parti, Silente invece rimase impassibile, senza dubbio aveva capito molto tempo prima. “Harry, sai che quella bacchetta è tua, tu sei il legittimo proprietario dei Doni Della Morte, non dovevi chiedere nessun permesso. So per certo che conosci la pericolosità e la forza di quell’oggetto, quindi se hai deciso di usarla, io sono con te”, “grazie, era importante per me sentirmelo dire; Neville, non serve che mi accompagni, conosco la strada, questa cosa la devo fare da solo; ci sentiremo presto, dovremo capire cosa fare della scuola, se non sia più sicuro chiuderla, personalmente vorrei rimanesse aperta, non voglio pensare a tutti quei bambini che non riceveranno la loro lettera per colpa nostra, ma dovremo valutare la situazione”, “certo, intanto farò aumentare le difese del castello, per loro non sarà facile entrare in ogni caso, a presto”.
Harry lasciò la stanza, gettò un incantesimo di disillusione su di se, e, come Silente e Voldemort prima di lui, diventò completamente invisibile, gli ci era voluto molto tempo a perfezionare quella tecnica che gli si era rivelata molto utile nel corso della sua carriera, anche se preferiva usare il suo mantello ogni qual volta che poteva.
Arrivò alla tomba del suo amato preside. I ricordi di quel giorno, quando aveva assistito al suo funerale riaffiorarono potenti, di come si sentiva strano, di come non capiva cosa stava dicendo il mago che celebrava il rito, di come gli sembrava diversa la descrizione che stava facendo di Silente, di come lui lo ricordava, allegro e pronto sempre al dialogo.
Prese la bacchetta e per un attimo esitò, stava facendo esattamente quello che Voldemort aveva fatto anni fa, e per lo stesso motivo per giunta. Barcollò, ma cercò di farsi forza, lui voleva la bacchetta solo per salvare le altre persone, e quello per Silente era l’unico modo per controllarla. Rimase sconvolto dal volto del preside, uguale a come l’aveva conosciuto, il tempo non l’aveva minimamente intaccato; una lacrima si fece largo sul suo volto, ma lui non era lì, come non era in un ritratto, era molto lontano da lui ormai...
Prese la bacchetta, una forza potente passò da essa alla sua mano e si diffuse in tutto il suo corpo, una voglia di combattere, di far vedere il suo potere agli altri. Se lo aspettava, la bacchetta voleva il combattimento, voleva il sangue, avrebbe dovuto conviverci e combatterla, ma nessuno meglio di lui sapeva cosa voleva dire combattere contro un demone che scalpita nel proprio animo...
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martedì 19 febbraio 2013

Ritorno


Le 17.00, le 17.02, le 17.05, Harry sbuffò, ma cosa avevano fatto alla sveglia, ci avevano gettato sopra un incantesimo pietrificatore? Si affacciò fuori dal suo ufficio. Gente indaffarata dappertutto, chi intenta a leggere una strana pergamena con simboli che cambiavano, chi interrogava un vampiro dall’aria famelica, chi cercava di aprire una grossa cassa che urlava; la solita routine, d’altronde se ti trovi nell’ufficio degli Auror da così tanto tempo, poche cose ti possono stupire, specialmente per una persona che ne ha vissute di tutti i colori fin dall’infanzia. Richiuse la porta, dove c’era impressa una targhetta dorata che diceva “Mr Harry Potter, direttore”. Era strano non avere da fare, per il capo della sezione Auror, ma stava cercando di delegare, Ginny ultimamente lo tormentava chiedendogli di non esporsi troppo, sulla soglia dei 50 anni e con tre figli ormai grandi voleva un marito per cui non dovesse ogni singolo giorno aspettare con ansia il suo ritorno; mancava poco meno di un’ora al finire del suo orario di lavoro, e non vedeva l’ora di materializzarsi a casa e mangiare.
E’ strano come a volte, quando si pensa a queste cose succede sempre qualcosa, così fu anche quel giorno; uno stormo di gufi plano e si posò su ogni scrivania, altra gente che si materializzò e iniziò a urlare, in pochi minuti fu il panico.
“Silenzioooooo” urlò Harry, “state calmi e ditemi cosa è successo”, riprese il panico, stavolta condito da una frase, “E’ TORNATO!!!”. Per un momento, pensò a uno scherzo, si girò pensando di vedere Ron che gli diceva, “ci sei cascato Harry”, ma le facce di quelle persone erano tutto tranne che allegre, qualcosa doveva essere accaduto, e non era una cosa allegra. Si materializzò anche Ron, lo prese per un braccio e lo trascino nel suo ufficio.
“Ron che diavolo sta succedendo? Come avrai potuto vedere di fuori c’è il panico, centinaia di gufi con lettere, gente terrorizzata, stanno dicendo, è tornato, cosa intendo, chi è tornato? “Harry siediti”, era tanto che non vedeva la faccia del suo migliore amico così funerea, almeno da quando...
“Stavo conducendo un’ispezione a Diagon Alley, le solite cose sai, e mentre passeggiavo per arrivare a Notturn Alley, all’improvviso il cielo si è oscurato, nuvole nere si sono addensate. Dopo non molto c’è stato un fulmine, non era naturale, era immenso, sembrava, non lo so, carico di male; ha colpito il terreno, e si è aperta una voragine, la gente era molto spaventata, ma il peggio doveva ancora arrivare. Fece una pausa, era chiaro che gli avvenimenti di quel pomeriggio l’avevano scosso, sembrava difficile per lui proseguire nel suo racconto. “Vai avanti, cosa è successo?” “E’ lui Harry, so che sembra impossibile, ma è uscito dal terreno”. Le ultime parole di Ron gli arrivarono distanti, come se venissero da un passato ormai dimenticato, si sedette.
“Ma è impossibile Ron, l’abbiamo sconfitto 32 anni fa, ricordi? Io, tu, Hermione e tutti gli altri, con enormi perdite” “Lo so Harry, ho perso anche un fratello quel giorno, ma ti dico che è lui, non ci son dubbi”. Harry prese il telefono e chiamò casa, “Harry, come mai sei ancora al lavoro, cosa ti avevo detto, devi cominciare a delegare!” “Ginny ascolta, tornerò tardi questa sera, non ce la farò per la cena, non aspettarmi alzata” “Harry cosa succede, ti conosco, qualcosa ti turba” “Ti spiegherò tutto al mio ritorno, ora devo andare”. “Dovevi dirglielo” disse Ron, “lo so, ma non c’è l’ho fatta”.
Arrivò Hermione, sembrava molto scossa, la notizia stava viaggiando velocemente evidentemente, “Harry, Ron, cosa sta succedendo? Ci sono voci in giro, dicono delle cose assurde, che Voldemort è tornato!” “E’ così cara, l’ho visto io”; Hermione barcollò, fece Ron fece appena in tempo a estrarre la bacchetta e far apparire una sedia.
“Ron, prendi il mio posto per qualche ora, io devo fare una cosa” “Adesso Harry, ti sembra il momento? Il ministro della magia sicuramente vorrà parlarti, bisognerà organizzare molte cose, dove devi andare?” “A Hogwarts, non credevo sarebbe mai accaduto, ma devo riprendermi qualcosa che mi appartiene”. Hermione spalancò la bocca, “Harry, non avrai intenzione di riprendere la bacchetta di Sambuco? Lo sai che è pericolosa!”
“Ne sono consapevole Hermione, sono stato proprio io a non volerla, ma se davvero Voldermort è tornato, non posso fare altro, dovrò usare il suo potere. Non lascerò che distrugga il nostro mondo che abbiamo faticosamente ricostruito, o che Silente, Fred, Lupin, Dobby, siano morti invano, l’abbiamo sconfitto una volta, lo rifaremo.”
Harry chiuse gli occhi, quando li riapri vide davanti a se ergersi il castello di Hogwarts, il primo posto che aveva chiamato casa...

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martedì 12 febbraio 2013

Sentimenti


Scrivo spesso che l’uomo fin dall’alba dei tempi, cerca qualcosa, un segno, forse solo una speranza, che dia un senso alla sua vita, che gli permetta di superare le difficoltà, di aggrapparsi ad essa quando il mondo ti sta crollando addosso e non si vedono vie d’uscita. La cosa curiosa è che è che per ognuno è qualcosa di diverso, a volte ci si aggrappa a una passione, altre a una persona che facciamo diventare un idolo, una persona senza difetti, quasi divina, come se ne potesse veramente esistere una; altre volte ancora può diventare addirittura un oggetto, cui non ci possiamo separare mai, 
che funge da talismano, sperando che ci porti fortuna, ci accontentiamo di poco...
C’é un qualcosa però, anzi un insieme di cose che però si possono spiegare con una semplice parola, che riescono veramente a dare un senso alla nostra vita, a prescindere da come la si è vissuta. E’ curioso di come le cose più belle, spesso complicate si possono esprimere con poche parole o righe; sto parlando dei sentimenti.
Si potrebbero riempire pagine e pagine analizzando questa parola e il suo significato, io vorrei parlare solo di due dei sentimenti più forti che conosco, il primo è ovviamente l’amore, il secondo è il sentimento dell’amicizia.
Parto da quest’ultimo; forse molti di voi non saranno d’accordo nell’affermare che l’amicizia è un sentimento, i sentimenti sono l’odio, l’invidia, la gelosia, l’amore, e altri.
Non sono assolutamente d’accordo con questa visione, molti dimenticano l’importanza dell’amicizia nella nostra vita.
Fin da bambini siamo stati abituati a vivere e convivere con altre persone, ci rendiamo subito conto che è più facile farlo con certe persone e con altre meno, e man mano ci creiamo la nostra cerchia, i nostri amici. Se siamo fortunati, avremo trovato delle persone con cui crescere insieme, e a cui sono legati i momenti più felici della vita.
Quando parlo di sentimento è proprio di questo che sto parlando, gli amici sono quelle persone con cui ti vai a divertire, con cui puoi essere te stesso, che ti aiutano nei momenti difficili, che non hanno paura di dirti quando stai sbagliando. Sono anche quelli che, come può capitare con tutti, ci litighi, ma dieci minuti dopo stai di nuovo facendo casino con essi.
Con loro, sei un po meno solo, sai che ci potrai sempre contare. Poi certo, durante la vita, capita di trovare amicizie sbagliate, persone che si fingono tuoi amici, ma che poi in realtà escono con te solo perché non hanno niente di meglio da fare, o per raggiungere determinati scopi ma beh, è la vita...
Arriviamo all’amore. Su di esso si è scritto e detto tutto credo, lo si è analizzato in ogni sua sfaccettatura, c’é addirittura chi crede che non esiste, chi lo disprezza, chi ne è dipendente. Personalmente credo che difficilmente possiamo trovare un’altra forza così potente nel mondo, oltretutto tentare di analizzare l’amore con la ragione è come cercare di afferrare l’aria con le mani, non ha senso.
Ho sentito spesso dire, la prossima volta che trovo qualcuno starò attento/a, o non abbandonerò gli amici. Siamo degli illusi, nessuno può veramente sapere prima cosa esso ci potrà far fare, certo, sarebbe giusto non abbandonare le persone che fino a quel momento ci sono state vicine, ed è doveroso provarci, ma non sapremo mai a priori se riusciremo nell’impresa. 
E’ veramente potente, per esso facciamo cose che non ci saremmo mai sognati, ci fa battere il cuore, ci fa sentire anche stupidi a volte, altre volte ci fa diventare gelosi, ma non dobbiamo avere paura di tutto questo, perché è proprio così che deve andare, come ho già detto è il sentimento più irrazionale di tutti.
L’amore, è un’altro sentimento che ci permette di non rimanere soli nella vita, che in fondo è quello che vogliono tutti, ma esso ci può dare qualcosa che molte altre cose non ci possono dare, un futuro dopo la morte.
Creando una famiglia infatti, possiamo far nascere una nuova vita, un essere che è parte di noi; non mi interessa se la famiglia sia di tipo tradizionale o fatta di persone dello stesso sesso, non ha molto senso per me. Quando dico che un bambino è parte di noi non parlo solo di genetica, ma anche dei nostri insegnamenti, parlo di stare sempre con lui nei momenti importanti della sua vita, di insegnarli cosa è il bene o male.
Facendo questo, se saremmo stati bravi, non importa che noi non ci saremo più, perché una parte di noi continuerà a vivere, e allora si che non saremo mai soli...

martedì 5 febbraio 2013

Pezzi


Da sempre, l’uomo cerca una ragione, uno scopo per dare un senso a questa vita.
E’ capitato fin dall’antichità, quando ogni minimo cambiamento del cielo, o della terra, veniva interpretato come un messaggio dalle divinità, che ci stavano mettendo in guarda o ricompensavano gli umani per la loro devozione.
Non ci si può stupire quindi, che anche nell’era moderna, l’uomo cerca sempre se stesso, cerca un qualcosa che spieghi il perché ci troviamo in questo mondo e cosa ci aspetta, se davvero ci si aspetta qualcosa, dopo.
Avete presente un puzzle appena aperto? Ecco, noi siamo così, come quei pezzi in attesa di essere assemblati per dare un senso all’immagine che verrà; spesso ci focalizziamo troppo sui dettagli, e non riusciamo a vedere il quadro generale delle cose.
Sono argomenti estremamente complicati, di cui non sappiamo se sapremo mai le risposte, quello che mi sento di affermare è che, è vero che non posso dire, abbiate fede, quel puzzle lo finirete e allontanandovi capirete perché siete qui e dove andate, ma avete l’obbligo di provare a ricomporlo; già il fatto che da tempi immemori abbiamo questo desiderio, questo bisogno atavico, ci fa capire che forse abbiamo anche l’intelligenza per portare a termine questo compito. O forse è proprio questo quello che dobbiamo fare, progredire, diventare sempre più sapienti affinché tutti i misteri non vengano dipanati.
Non vi direi queste cose se non avessi fiducia che una chance l’abbiamo; è vero, il genere umano ha commesso e continua a commettere molti errori, stiamo viaggiando di questi tempi su una linea sottile che divide la vita dal baratro a cui stiamo portando la nostra amata Terra. Ma l’uomo è anche capace di capire i suoi errori, e cercare di non commetterli in futuro. Come affermo sempre, per fare ciò bisogna partire da noi stessi, cambiare noi prima di cercare di cambiare gli altri. Bisogna anche leggere, interessarsi di tantissime cose, farsi vari pareri e studiarsi le cose prima di pronunciarsi anche su le cose più semplici; essere aperti ad altri punti di vista, confrontarsi con tutti, non aver paura di dire la propria.
Arriviamo a una conclusione da fantascienza: riusciamo a progredire, a viaggiare per tutto l’universo, a creare pianeti e alla fine, addirittura a creare l’universo stesso. Forse la risposta, come spesso accade, è molto semplice.
Noi artefici di noi stessi, è sempre una ruota che gira...

martedì 29 gennaio 2013

Viaggio


Partire. Si sente spesso questa parola, e racchiude diversi stati nel suo insieme. Si parte per vari motivi, per divertimento, per cercare fortuna altrove, per scappare da qualcosa, o da qualcuno..
E’ strano come una sola parola possa racchiudere sentimenti così distanti, ma questo è il bello della nostra lingua e soprattutto della nostra vita.
Partire per divertimento è probabilmente una delle più belle cose che si possono fare, perché lo si fa con le persone a cui si tiene, e in vacanza si può essere quasi un’altra persona, più libera e meno condizionata dal mondo che ci circonda e che molto spesso ci vuole imbottigliare in un unico essere, così da venderci qualsiasi banalità. In vacanza il tempo scorre con una velocità quasi imbarazzante, non se ne ha lo cognizione, si dimentica anche della validità dei giorni stessi e si arriva alla fine che ci si domanda se effettivamente si è partiti, ma questo è quello che succede quando ci si diverte, Einstein docet; questi viaggi, se tutto scorre bene ovviamente, sono veramente una panacea, perché si stacca dalla vita quotidiana che abbiamo costruito. Certo, tornare a casa non è mai facile.
A volte invece si parte per cercare qualcosa, che sia una cosa materiale o uno stato mentale, si capisce che nel posto dove si sta vivendo non la si trova, e quindi via..
Nel primo caso, solo il tempo, unito alle nostre capacità e aiutati dalla fortuna magari, ci potrà dire se effettivamente il viaggio sia stato utile o meno; nel secondo invece, molti grandi pensatori, sicuramente migliori di me, hanno sempre detto che è proprio il viaggio ad aiutarci nel trovare quello che stiamo cercando, molto di più della nostra meta. 
Credo che questa sia una cosa verissima, perché a volte non è tanto il fatto che la cosa che stiamo cercando non la si trova dove si vive, ma bensì è il nostro atteggiamento, il nostro modo di cercarla che è sbagliato, e il viaggio funge da innesco per sbloccare la nostra mente che così capisce la retta via, come quando ammettere un problema è il primo passo per saperlo affrontare e sconfiggere.
Infine l’ultimo motivo per partire, è perché si sta scappando da qualcosa, o da qualcuno.
Non mi metterò certo a disquisire dei viaggi fatti per scappare da problemi legali, non rientrano nelle tematiche di questo blog, fatti di pensieri sicuramente più alti; vorrei parlare invece di quando si fugge perché si pensa che la vita e in quel determinato luogo non sia più concepibile, e si preferisce quindi allontanarsi per magari non tornare più. 
Ci possono essere molti motivi per allontanarsi, amore, monotonia, difficoltà sociali. Non è facile affrontare queste tematica, molti diranno, si scappa solo perché non si ha la forza o il coraggio per affrontare i problemi che la vita ci ha messo davanti, e che in questo modo non si andrà mai da nessuna parte. Io ritengo che, a patto di decidere di tornare e affrontare i nostri fantasmi, partire può fare bene. Si conoscono persone nuove, ci si deve adattare a una nuova vita, a volte molto diversa da quella precedente, e, immancabilmente, anche lì si dovranno affrontare e risolvere vari problemi, che sono sempre dietro l’angolo. Sono convinto che tutto questo ci possa permettere di diventare persone migliori, e affrontare con rinnovato coraggio le sfide che prima non eravamo in grado di vincere. 
Un ultimo appunto, quando parlo di persone migliori non intendo mai forti; non mi piacciono le persone forti, esse sono quelle che in un momento di vera difficoltà, crollano. Sono dell’idea che non possiamo essere sempre felici, sempre contenti di quello che facciamo. Non abbiate paura di piangere quando siete tristi, e se vi sentite di restare a casa con voi stessi fatelo, perché dovete fare quello che vi sentite dentro, non quello che vi dicono gli altri. E non abbiate neanche paura di chiedere aiuto se questi sentimenti durano per troppo tempo, perché è sempre meglio essere aiutati che lasciarsi andare. 
Cercate la pace, essa è possibile per tutti... 

martedì 22 gennaio 2013

Difficoltà...


Ci è concesso solo una vita, soddisfatti o no, qua non rimborsano mai...diceva una famosa canzone di Ligabue, e nel corso di essa tutti noi ci accorgiamo delle difficoltà che si trovano, come sia difficile in certi momenti andare avanti, e realizzare i nostri sogni.
Perché? Qual’é il motivo di tanta difficoltà, perché le cose non ci possono riuscire facilmente? Proviamo a dare due spiegazioni, una tecnica e una ottimistica..
Sicuramente il “non fare” richiede molti meno sforzi del “fare”; é più facile prendere un pensiero in prestito da altri, credere a quello in cui crede la massa, piuttosto che sforzarsi a pensare con la propria testa, basta guardare a quello che succede in questo paese per avere sotto occhio questo concetto. Come è più facile lasciare una stanza al disordine, farla ricoprire dalla polvere, piuttosto che mettersi una giornata a pulirla. I fisici hanno una spiegazione scientifica per quello che ci accade, ed è legato al concetto di entropia, che è abbastanza facile da comprendere. Per entropia si intende lo stato di disordine di un sistema. Pensate all’esempio della stanza, più è caotica, più l’entropia è maggiore. Beh, gli scienziati hanno scoperto che ogni sistema tende ad aumentare la propria entropia, e perché lo farebbe? Semplice, facendolo utilizza anche meno energia, e qui si chiude il cerchio, torniamo alla saggezza comune, la vita è difficile perché le cose complicate richiedono più sforzo. Adesso, so cosa state pensando, che tutto questo non è proprio incoraggiante, ma vediamola in un altro modo.
In altri post ho affermato che spesso ci prefissiamo uno scopo e poi una volta raggiunto, la gioia per questa conquista è effimera, ovviamente questo dipende anche da qual’é lo scopo e la vera importanza che ricopre per noi, ma ribaltiamo questa visione, se ogni cosa che desiderate, nel momento stesso in cui la pensate si avverasse, quanto durerebbe la felicità per essa? Un lasso di tempo compreso tra i cinque e i dieci secondi?
Io oggi mi sento di dirvi, combattete per i vostri sogni, per i vostri obiettivi, non fatevi fermare da tutta la merda che circola nel mondo di oggi, cercate di cambiare le cose che non vi piacciono e pensate che il cambiamento passa prima dal cambiare se stessi, e poi tutto il resto; sono sicuro che se riuscirete a raggiungere i vostri scopi, maggiori siano state le difficoltà che avete incontrato, maggiore sarà la gioia che proverete, ed essa durerà per molto tempo... 
Un ultima cosa; se leggerete queste parole spero che vi rendiate conto delle molte cose che non vanno nel mondo, e in particolare nel nostro amato paese. Vedo tanta gente indignata, ma poca con la voglia di provare veramente a cambiare, capisco sia le difficoltà che la sfiducia nel fatto di riuscirci veramente, ma solo provandoci abbiamo qualche speranza di riuscirci, d’altronde se non compri il biglietto non vinci alla lotteria..
(ehm, in realtà, non lo fate, le probabilità sono talmente basse che non conviene buttare cinque euro, provate il lotto al massimo..)

martedì 15 gennaio 2013

Casa


Premessa. Questo post è completamente differente da tutti gli altri. E’ un piccolo omaggio all’opera monumentale e geniale di  J.R.R Tolkien. Molti di voi conosceranno il signore degli anelli grazie alla trasposizione cinematografica di Peter Jackson. Il libro, ben più vecchio, si inserisce invece in una compendio di scritti che narrano eventi anche di molte ere precedenti. A mio parere, la grandezza dello scrittore è stata quella, oltre di aver dato un grande pathos al racconto, di aver creato non solo una storia, ma un universo a se stante, che parte dalle divinità e dalla creazione, fino ad arrivare al più piccolo essere vivente che vive in quella terra. Ma andiamo al sodo; sotto troverete un breve racconto di mia creazione, che narra degli eventi successivi al Ritorno del Re. La mia prosa non sarà di certo all’altezza di quella di Tolkien, a cui chiedo scusa in anticipo...

Mentre veleggiavano verso la terra di Valinor, la dimora dei Valar, i grandi e potenti dei che erano con Iluvatar, creatore di tutte le cose, prima di ogni altro, Frodo per un momento rimase inquieto, pensando a cosa avrebbe trovato al di la del mare. Era una sensazione strana, perché fino a quel momento ogni vecchio timore e dolore, ricordo di un tempo che sembrava assai più remoto di quanto in realtà fosse, si era dissolto, il dolce scivolare della candida nave unito ai canti degli elfi presenti, rendevano il viaggio simile a un bellissimo sogno, in cui nessuno si vorrebbe svegliare. Si rivolse quindi a Gandalf: “Gandalf dimmi, sei già stato in queste terre, e cose puoi dirmi su di esse?”, non nascondendo un certo nervosismo. “Frodo, stai tranquillo” disse lo stregone, cogliendo al volo il suo tono “Io non sono stato mai a Valinor, ma dai racconti degli elfi, che hanno avuto il privilegio di risiedere con le divinità da tempo immemore, è un paradiso; vedrai cose che, anche a persone che come te hanno vissuto diverse avventure, non si sono mai sognati. Alte torri che al confronto quella di Orthanc sembra una pietruzza, distese di diamanti colorati, e laghi infiniti dove perdere la cognizione del tempo. Per me, te e Bilbo, uno stregone e due hobbit, essere ammessi in questa terra è un grande onore, un riconoscimento per quello che abbiamo fatto per salvare la Terra di Mezzo dal male, come avevano fatto gli stessi Valar molto tempo fa, ben prima che gli elfi misero piede sulla terra”. Da quando lo conosceva, Gandalf aveva sempre avuto la capacità di rassicurare, questa volta però ci riuscì solo in parte, rimase in Frodo un senso di inadeguatezza.
I giorni passarono, ben più di quelli percepiti, e alla fine sentirono la nave approdare. Frodo uscì e rimase senza parole, ma non per l’immenso palazzo che sembrava emanare luce propria di fronte a loro, talmente alto che la sommità si perdeva nelle nuvole, e dove vedeva elfi di alto lignaggio che conversavano seduti su nuvole, bensì per un tratto più in lontananza, immerso nel verde, dove vide la Contea, si, proprio quella che aveva lasciato giorni fa. Capiva la stranezza di quello che vedeva, eppure la somiglianza era stupefacente; stesse case basse, distese di verde e alberi fruttati, fumo bianco che fuoriusciva dai camini, riusciva addirittura a sentire l’odore dell’ amata erba pipa. Stupito, si girò e si ritrovo vicino dama Galadriel, che gli sorrideva “portatore dell’anello” disse “forse non comprendi quello che vedi, cercherò di spiegartelo in termini che tu possa capire; questa terra, abitata dai creatori di tutte le cose, è divisa in due zone, una comune a tutti, dove puoi vedere il grande castello di Manwe, signore dei Valar, e l’altra invece che viene plasmata a seconda dei nostri desideri. Tu, come tuo zio, vedete la vostra terra, che era e da adesso sarà per sempre, la vostra dimora”.
Allora ogni sensazione di disagio che aveva avuto fino a quel momento si dissolse, e con un gran sorriso, il nostro piccolo eroe si voltò verso suo zio, che aveva la stessa sua espressione, e gli disse “zio, siamo a casa”...

martedì 8 gennaio 2013

Opportunità


Ogni giorno ognuno di noi percorre quello che secondo lui rappresenta la via migliore per chissà quale felicità, per un obiettivo. Ci dedichiamo anima e corpo ad essi, e quando lo raggiungiamo per quanto tempo ne veniamo appagati? Mettiamo tutti i nostri sforzi per cercare di arrivarci e poi, una volta giunti alla meta può accadere di renderci conto che forse non era poi così importante, oppure la gioia della vittoria dura ben poco; e via ad un altro giro, ad un altra corsa, come in un vortice infinito. Quando ci potremo fermare? Quando riusciremo a dire a noi stessi, va bene, fermiamoci qui perché le cose fatte sono importanti. Non so se una stella del cinema, oppure un grande scienziato, quando guardano il passato, alle loro vittorie, ai loro trionfi siano effettivamente feliciti di quanto fatto, e come questo sentimento differisca da quello provato nel momento stesso dell’accaduto. Non sarebbe più corretto vivere alla giornata, prendendoci quello che ci accade, e non programmare sempre tutto della nostra vita? Non sono mai stato di idee fondamentaliste, e anche in questo caso credo che la verità si trovi, come sempre, nel mezzo. E’ utile fare dei progetti, anche perché essi ci aiutano quando le cose vanno male a pensare ad un futuro in cui i nostri sogni si avvereranno e saremo finalmente felici. Non bisogna però smettere di vivere per tali progetti, primo perché le cose belle capitano anche inaspettatamente e non devono per forza essere programmate, la seconda ragione è che concentrando tutto il tempo su un progetto, quando esso verrà completato ci guarderemo indietro e soltanto in quel
momento capiremo di tutto il tempo che abbiamo perso correndogli incontro, e non credo esista un sogno talmente grande da compensare il tempo perso. Ammettiamo però una cosa a noi stessi; molto del tempo concessoci lo sprechiamo, non ci rendiamo conto di quanto esso sia importante e soprattutto, quante volte avete detto, questo o quello lo faccio dopo o domani? L’universo per quanto ne sappiamo non ci concede un altro giro, un’altra possibilità, smettete di leggere e andate a prendervi quello che volete...